Da sempre materia di campagna elettorale, asso nella manica dell'ultimo minuto da presentare in crisi di consensi prima del voto, la Ferrovia Rimini-San Marino è sempre stata bistrattata nei momenti in cui faceva comodo ai politicanti di turno. Prima di introdurre la questione odierna, faccciamo un salto indietro al Ventennio.
Roma, 26 marzo 1927. A Palazzo Chigi, i Rappresentanti della Serenissima Repubblica di San Marino, tra cui il Segretario di Stato Giuliano Gozi e il Duce Benito Mussolini firmano la convenzione per la costruzione e l'esercizio della linea ferroviaria Rimini-San Marino: l'Italia coprirà interamente le spese della costruenda linea, mentre San Marino "regalerà" al Governo romano di Mussolini una stazione radiotrasmittente, in aria di essere concessa ad una impresa americana e che avrebbe potuto irradiare messaggi sgraditi al fascismo. Il 23 novembre 1928 viene scelta la concessionaria, la SVEFT (Società Veneto-Emiliana di Ferrovie e Tranvie), che aveva scalzato l'aitante SSIF (Società Subalpina di Imprese Ferroviarie), che aveva proposto il passaggio della ferrovia dal Borgo San Giovanni e dal Colle di Covignano (cosa sgraditissima al Governo sammarinese, visto che avrebbe fatto concorrenza alla Repubblica come stazione climatica). Dopo appena venti giorni, il 3 dicembre 1928 (cosa impossibile al giorno d'oggi) si posa la prima pietra alla stazione di San Marino Città. I lavori, che vedranno alternarsi momenti difficili e meno, tra le visite di Mussolini e le morti di 3 giovani minatori (Bizzocchi Luigi, Ballarini Virgilio, Balzan Federico), si concludono il 12 giugno 1932, giorno nel quale, alla presenza del Ministro delle Comunacazioni italiano Costanzo Ciano, la ferrrovia viene inaugurata. Assente (seppur motivato) il Duce.
Il tracciato, che ha origine al piazzale est della stazione centrale di Rimini, prosegue poi verso Via Pascoli, dove si trova la fermata marittima di Rimini Marina, supera la Via Flaminia con un passaggio a livello regolato da apposito casello (unico della linea), per poi perdersi nella campagna e riguadagnare la via di San Marino parallelamente alla strada Consolare, sulla quale di trova la fermata di Coriano-Cerasolo. Superato il confine con uno splendido viadotto, si giunge prima alla fermata di Dogana, poi si sale verso Serravalle attraverso due gallerie, una delle quali elicoidale. Superata Serravalle, il treno fa una deviazione panoramica in zona Ca' Vagnetto, dove si trova la splendida trincea in curva, per poi giungere a Domagnano-Montelupo e salire, attraverso altre gallerie, sino a Valdragone prima e Borgo Maggiore poi. Da Borgo comincia la difficile ascesa sulle aguzze rocce del Monte Titano, costellata da ben 5 delle 17 gallerie totali, di cui una elicoidale ed un'altra, l'ultima, a ferro di cavallo.
La ferrovia richiamò subito un gran numero di turisti, tanto che in una giornata, come ci informa nel suo libro "Ti manderò una cartolina" Maria Antonietta Bonelli, le buchette postali di San Marino Città non bastarono più e le autorità furono costrette ad aggiungere scatoloni di riserva rimediati qua e là per contenerle tutte. L'epoca dei turisti in Repubblica, che dopo il bagno al mare salgono con un viaggio di 53 minuti ai 750 m del Monte Titano, finisce agli inizi degli anni Quaranta, quando in Europa già infuria la guerra. Gli occupanti tedeschi impongono rigide regole e controlli ai passeggeri e gli italiani cominciano a servirsi del treno per rifornirsi dei quei generi, soprattutto alimentari, che in Italia scarseggiano. La fase più drammatica giunge sul finire del 1943, quando Rimini viene ripetutamente colpita dalle bombe alleate (finiranno con l'essere 386 i bombardamenti subiti dall'ormai ex Ostenda d'Italia). Nonostante la propria neutralità, gli Inglesi colpiranno anche San Marino il 26 giugno 1944 e danneggiando parzialmente la ferrovia tra Domagnano e Valdragone. Intanto, la SVEFT aveva già limitato il servizio del treno a Rimini, spostando il capolinea prima da Rimini FS a Rimini Marina (già alla fine del 1943 la stazione centrale era un ammasso irriconoscibile e orrendo di macerie) e poi da Rimini Marina al Casello della Colonnella (vista la vicinanza della fermata con le Officine FS, bersaglio fisso degli attacchi). Il bombardamento di San Marino aveva isolato alla stazione di Città tre delle quattro elettromotrici disponibili e l'unica rimasta in servizio, la AB 04 svolse eroicamente il suo ruolo sino all'ultimo. Il servizio venne interrotto il 4 luglio 1944 e l'ultima corsa venne svolta nella notte fra l'11 e il 12 luglio, coperta dall'ombra della notte. La AB 04, insieme alle rimorchiate AB 51 e B 71, caricò materiale di biglietteria al casello di Rimini e terminò la sua corsa a Serravalle, dove si ricoverò in cerca di protezione da eventuali attacchi nella galleria Ca' Vir, dove sarebbe rimasta per parecchio tempo ancora. Al termine del conflitto, che aveva prostrato l'economia e il tessuto sociale locale (basti pensare che Covignano è il secondo luogo più bombardato d'Europa dopo Caen, in Normandia), molte furono le speranze, andate tutte deluse, di riattivare la linea. Alla scadenza della convenzione, nel 1957, la SVEFT si riappropriò del filo di contatto, mentre nel 1965 fu messa la pietra tombale a qualsiasi possibilità di rivedere il treno con l'inaugurazione della Superstrada, che provocò la demolizione di molti manufatti ferroviari.
Dopo numerosi tentativi andati a vuoto (e qui veniamo alla storia d'oggi), nel 2011, grazie al fondamentale impulso dell'allora neonata Associazione Treno Bianco Azzurro e del gruppo di appassionati fondato da Elisabetta Piccioni su Facebook (C'era una volta la Ferrovia Rimini-San Marino), il Governo sammarinese decise di estrarre dalla Galleria Montale, l'ultima delle 17, a ferro di cavallo, tutti i numerosissimi rotabili che vi erano conservati in stato di avanzatissimo arrugginimento: fu un'occasione storica e molti sammarinesi parteciparono all'evento, giovani e anziani, tutti con le lacrime agli occhi, chi per l'emozione di vedere il treno tanto decantato dai nonni nei racconti per la prima volta, chi per l'emozione di rivedere qualcosa che è appartenuto all'infanzia di molti e che sembrava ormai irrimediabilmente perduto. Le Segreterie decisero di restaurare una delle elettromotrici, la AB 03, che fu impacchettata e inviata a Roma, tenuta d'occhio dal Presidente di RomaTrenoVaporeTeam e collaboratore dell'Associazione e dello Stato sammarinese Massimiliano Marchetti. Il 12 giugno 2012, gli appassionati hanno potuto celebrare l'ottantesimo compleanno della ferrovia con l'arrivo alla Galleria Montale dell'elettromotrice di ritorno da Roma, che è poi stata rifinita negli ultimissimi dettagli in loco. Il 21 luglio 2012, davanti a una grandissima folla occorsa per l'occasione, nonostante l'intensa pioggia, la AB 03 ha compiuto il suo primo viaggio nella rinata Galleria Montale, oggetto di restauri conclusisi il 24 settembre 2011.
Da allora, non è successo pressoché nulla, fino al 9 agosto 2015, che ha visto la visita a San Marino dell'Ing. Luigi Cantamessa, direttore della Fondazione FS Italiane (che si occupa di preservare rotabili e linee storiche di particolare valore), che ha dato la spinta a proseguire nell'attività di promozione del collegamento storico, almeno nella tratta Borgo Maggiore-San Marino Città. Si è cominciato in ottobre il cantiere per la sostituzione dello storico armamento ferroviario della Galleria Montale, che, a intervento concluso, vedrà le rotaie del treno finalmente a norma per il trasporto viaggiatori. Nella galleria verrà installato un museo che prevederà la visita anche attraverso la motrice e si parla anche di un possibile prolungamento dei binari sino allo storico capolinea del piazzale della ex stazione di San Marino Città (dove l'edificio della vera e propria stazione manca dal 1964). Ed è proprio la parola prolungamento a far infiammare vertici dell'Associazione e appassionati: è infatti stato aperto un tavolo di confronto tra Segreterie, ATBA (acronimo dell'associazione), Massimiliano Marchetti e tecnici dell'Azienda dei Lavori Pubblici per il ripristino sul tracciato storico del tratto Borgo-Città, da effettuarsi anche con biglietto integrato con la funivia che collega i due centri storici. E, a detta di ATBA, pare che le premesse siano piuttosto positive e non è detto che, sebbene ci sia da affrontare l'onerosa spesa di un viadotto per ovviare alla frana di una parte del sedime dopo l'uscita della galleria, non si dia, in futuro, il via libera all'intervento. Infatti ATBA ha già presentato uno studio di fattibilità firmato da Massimiliano Marchetti e consegnato nelle mani dei Segretari a marzo 2015. Le condizioni per un esercizio ferroviario dignitoso e addirittura assai proficuo (come ha lasciato intendere Cantamessa) sembrano esserci tutte... e lo dicono gli esperti. Non ci sarebbero problemi di riscatto del sedime, in quanto la ferrovia risulta sospesa per danni bellici e non dismessa e dunque tutte le costruzioni sparse sul suo sedime in entrambi i territori nazionali sono da considerarsi illegittime; per fortuna, nel tratto Borgo-Città non esistono costruzioni di questo tipo.
Quali sarebbero dunque le prossime mosse? Innanzitutto il completamento del museo e la realizzazione del prolungamento, dopodiché bisognerà passare alla fase progettuale del collegamento ferroviario Borgo-Città e alla sua cantierizzazione. Il Segretario al Turismo ha dichiarato che il trenino sarebbe perfetto per collegare l'area commerciale di Dogana, il sito archeologico di Domagnano e i centri storici arroccati sul Monte Titano patrimonio UNESCO, spingendosi oltre, almeno a parole, alle speranze di molti. Il beneficio che porterebbe la ferrovia alle finanze ed al turismo sammarinese sarebbe tale da far reclamare il proseguimento del collegamento ferroviario anche verso le località sottostanti, Domagnano, Serravalle e Dogana. E allora perché non sognare anche Rimini? Mi stupisce che i Segretari non abbiano ancora convocato sul Titano il sindaco Gnassi per discutere di una simile e concreta eventualità, che gioverebbe enormemente al turismo riminese. Anche il tracciato inutilizzabile potrebbe essere recuperato, come pista ciclabile, in modo da preservare il passato ferroviario ancora esistente. Rimini Marina, in particolare, potrebbe diventare un museo dei trasporti riminesi (sia ferroviari che non), con particolare attenzione agli elementi storici salvatisi dai bombardamenti. Ma non solo ferrovia, che potrebbe trovare più spazio nelle vicine OGR in via di dismissione (purtroppo o per fortuna), ma anche filovia. In questo caso, il restauro museale (o magari non solo statico ma anche dinamico) di uno dei quattro filobus Mauri rimasti per una sua fruizione piena da parte di riminesi e turisti, all'interno di un'area eventi che potrebbe divenire luogo identitario, dove potrebbero avere sede concerti, spettacoli teatrali e conferenze sulla storia riminese, quale Rimini Marina potrebbe diventare, non sarebbe un'ipotesi da trascurare, sempre rispettando la natura ferroviaria del luogo, come avvenuto a Torino o in altre realtà.
Per una fattiva partecipazione delle istituzioni locali ad un progetto simile, serve innanzitutto un'associazione gemella di quella sammarinese che operi nel territorio italiano e che sproni le amministrazioni locali a rivedere le posizioni prima verso il collegamento ferroviario di tipo turistico e poi verso percorsi di valorizzazione storico-culturale dei luoghi appartenuti alla ferrovia. Il primo ad essere fermamente convinto di quest'ultima questione è proprio il sottoscritto: quindi, chi davvero ama la Rimini-San Marino deve farsi avanti, ADESSO!
Per evitare che la ferrovia sia nuovamente preda di promesse indiscriminate dell'ultimo minuto prima delle urne, serve una realtà che regoli la situazione, che tenga i rapporti con le istituzioni e trovi spazio sulla cronoca (e non solo sulla pagina di storia) locale, che faccia discutere, che faccia, soprattutto, interessare e incuriosire, in particolare i giovani e i giovanissimi. E assicuro io, uno che appartiene alla categoria "giovanissimi" e che ha scoperto il miracolo dell'AB 03 solo mesi e mesi dopo il ripristino del tratto ferroviario nella Galleria Montale, che queste persone ci sono; bisogna solo trovarle! Iniziare cautamente e umilmente dai social network, come ha fatto Elisabetta Piccioni, raccogliendo un successo insperato e inaspettato, e che ha dato il là alla costituzione di una associazione a sé stante oltre frontiera, sarebbe un buon inizio non solo per la Rimini-San Marino ma anche per la Rimini-Novafeltria e le altre realtà di trasporto locale, sempre con l'occhio al futuro. E se poi pensiamo che questa associazione potrebbe gestire l'area di Rimini Marina, svolgendovi le sue attività e ponendovi la sua sede e promuovendo un calendario di incontri ed eventi, giornate di apertura ai cittadini e alle scuole, oltre a tanta buona musica e del buon teatro all'aperto, allora si comincia veramente a presentare una proposta che potrebbe far molta gola alla Rimini del futuro dipinta dal Masterplan.
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