Il cantiere si inserisce nell'ambito della valorizzazione del quartiere INA Casa, con l'inaugurazione ad ottobre dei nuovi alloggi popolari ACER in Via Toni, nell'area adiacente all'ex Macello, dove un tempo sorgeva un vivaio. Un quartiere che comunque rimane sempre al centro dell'attenzione dell'Amministrazione comunale visti i recenti sgomberi a Casa Madiba e all'ex Palazzina Enel.
Come detto, il Tecnopolo è uno dei sei grandi cantieri cittadini assieme a Fila dritto, Teatro Galli, Cittadella Universitaria "Leon Battista Alberti", Cinema Fulgor e Anello delle nuove piazze; nell'ultimo periodo, è interessante notare come la presenza di questo nuovo polo attrattore abbia dato vigore all'associazionismo locale, giungendo così all'organizzazione di una festa periodica del quartiere INA Casa, che adesso, dopo il riconoscimento del Borgo Santa Rita, reclama anch'esso lo status di borgo storico di Rimini assieme ai ben più antichi San Giovanni, San Giuliano, Sant'Andrea e appunto Santa Rita.
Il quartiere fu costruito, come tanti altri in Italia, grazie ai finanziamenti statali del Piano per l'Edilizia Popolare messo in campo negli anni Cinquanta dal Governo con INA (Istituto Nazionale Assicurazioni), grazie ai proventi dell'attività assicurativa allora agli albori, con le nuove leggi sul mercato del lavoro e sulla regolamentazione dei rapporti lavorativi, attuate per la prima volta dopo il Ventennio fascista. I primi insediamenti sorsero nel 1954-55, nell'area che era naturale proseguimento della Via Condotti (poi intitolata a Dario Campana), che terminava prima in corrispondenza del pozzo romano che oggi è ubicato al centro della rotonda, copertura dell'antica fonte che alimenta un piccolo fosso, il quale ancora oggi scorre sotterraneo verso Piazza Cavour e alimenta la celebre Fontana della Pigna di Leonardo, e che andava poi a formare nei pressi dell'intersezione tra Via Oberdan e Via Gambalunga, dove all'epoca si trovavano il Palazzo dell'Inquisizione, la chiesa di San Domenico e l'Oratorio di San Rosario, un piccolo lavatoio, omonimo della chiesa, alimentato appunto dalle acque del Rigagnolo della Fontana, che poi si perdeva nei terreni paludosi al di fuori delle mura, nell'area oggi occupata da stazione e Marina Centro. Con la costruzione del Macello, la strada fu prolungata ulteriormente sino all'ingresso della struttura, per poi raggiung
ere la forma attuale proprio a metà anni Cinquanta.
Il progetto è decisamente ambizioso ed ha ottenuto anche il riconoscimento dei finanziamenti europei. I lavori sono partiti nel 2014 e si stanno ora completando, giunti ormai alla fase finale. La struttura centrale, a quanto illustra il rendering del Comune, sarà modificata in maniera essenziale, rispettando comunque la conformazione originaria, senza stravolgerla marcatamente (l'unico grande stravolgimento del complesso è consistito nel murare due antichi ingressi, trasformandoli in finestre).
(Foto Lorenzo Celli 12 dic. 2015)
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