giovedì 31 dicembre 2015

Piste ciclabili: il nuovo piano della mobilità verde a Rimini

Il sindaco Andrea Gnassi ha già definito il 2016 "l'anno della mobilità". E sarà l'anno della mobilità a tutti gli effetti: in primis giungerà a termine l'ambizioso progetto "Fila dritto", ovvero la fluidificazione dell'asse mediano (Via Roma e prolungamenti), che porterà ad avere da Miramare alla Fiera una serie ininterrotta di 17 rotatorie; in più, assisteremo (incrociando le dita) al completamento infrastrutturale del TRC.
Ma il 2016 sarà anche l'anno delle piste ciclabili, che collegheranno rami ora separati della rete urbana, come prevede l'altrettanto ambizioso progetto "Anello verde", che quest'anno vedrà il suo compimento definitivo. Un esempio citatissimo dal primo cittadino è la pista ciclabile che collegherà la zona del Centro Flaminio a Villaggio I Maggio dove è stata edificata la nuova scuola elementare: come giustamente sottolineato da Gnassi, la ciclabile eleiminerà una frattura storica (forse ben più sentita di quella della ferrovia e tutta moderna), quale quella della SS16. La pista passerà al di sotto della nuova rotatoria Coriano-Montescudo-SS16 già progettata come opera complementare della terza corsia della A14 per poi proseguire in zona Ponterotto.
Alcuni stralci dell'Anello verde sono già stati realizzati, come la ciclabile "Ti Porto in bici" da P.le Boscovich al Faro e dal Faro a Via Ortigara e la ciclabile all'interno del Borgo S. Andrea (Via Saffi), recentemente oggetto di forti polemiche tra Comune e commercianti del borgo per il disagio provocato dal cantiere. Inoltre, una rete ciclabile è stata realizzata anche nell'ambito del Progetto Tiberio (che porterà alla pedonalizzazione del ponte romano ed alla creazione di una grande arena sull'acqua). Passiamo ad analizzare nel dettaglio queste tre reti ciclabili.
Innanzitutto la ciclabile di Via Saffi, ideale proseguimento della storica "Polverara" oggi Via Covignano nel borgo, i cui lavori sono durati poco più di un mese e mezzo. L'intervento consisteva nell'allargamento del marciapiede, rendendo la sezione di nuova realizzazione una pista bidirezionale, caratterizzata dal consueto asfalto rosso. Di conseguenza, il parcheggio sulla parte sinistra della strada (teoricamente vietato) veniva eliminato. Alcuni esercenti hanno protestato per la mancanza di parcheggi, ma la polemica non ha fondamento in quanto sono stati recentemente realizzati nella contigua area dell'ex Foro Boario circa una novantina di stalli per le auto, che riequilibrano di fatto la situazione.


In alto: la pista in fase realizzativa e poi completata (Foto Lorenzo Celli 13/11 e 31/12)

La nuova pista in P.le Boscovich invece si inserisce nel progetto di collegamento di P.le Boscovich con il retro del Museo della Città. La pista è anch'essa bidirezionale e sostituisce la precedente in sede promiscua tracciata da una semplice linea gialla sull'asfalto. Il naturale proseguimento è la ciclabile sul lungomare. I lavori sono terminati poco prima delle feste natalizie: la sede rialzata comprende, oltre alla ciclabile, un marciapiede per i pedoni.


In alto: la nuova pista ciclabile da P.le Boscovich al Faro (Foto Lorenzo Celli 27/12)

Infine, c'è la nuova pista ciclabile, già pronta da qualche mese, lungo lo storico Viale Tiberio, costruito per volontà dell'allora podestà Palloni nel 1933. Anche qui, la pista ciclabile ha provocato l'eliminazione di alcuni posti auto lungo il viale, prontamente rimpiazzati dal nuovo parcheggio in fase realizzativa sul retro del supermercato Conad Tiberio. La pista ciclabile, rialzata rispetto al piano stradale, è bidirezionale ed è stata realizzata nell'ambito dei lavori del Progetto Tiberio, che comprende anche numerose iniziative storico-culturali distribuite lungo il bimillenario del Ponte di Tiberio, iniziato nel 14 da Augusto e completato nel 21 da Tiberio, suo successore al trono imperiale. Il progetto prevede anche una valorizzazione dello storico percorso della Via Emilia, compreso da Via San Giuliano, che porterà ad una riasfaltatura della via.


In alto: i lavori e la pista ciclabile di Viale Tiberio completata (Foto Lorenzo Celli 1/6 e 31/12)

La mobilità dolce, ecologica, va incentivata e favorita e questa è la strada tracciata dall'Amministrazione comunale in carica. Accanto a ciò, dobbiamo sicuramente aggiungere una nota di merito alla gestione del trasporto pubblico locale, che in questo 2015 ha fatto un importante salto di qualità verso l'ambiente (con l'acquisto dei nuovi Iveco Crossway Euro 6), ma anche verso una maggiore efficienza del servizio (dal 14 ottobre è in servizio la Navetta Grandi Mercati).
Il 2016 sarà anche l'anno delle elezioni amministrative che toccheranno anche il Comune di Rimini: sarà interessante confrontare i programmi di mobilità dell'attuale sindaco Gnassi, già ricandidatosi, e degli sfidanti di centrodestra. Sulla mobilità si gioca molto del prossimo futuro della città e, come già detto, si tratta di un tema strategico per lo sviluppo urbano.


Avanzamento Tecnopolo: lo stato del cantiere all'ex Macello

Oggi ho fatto una breve visita all'ex Macello Comunale di Rimini, dove sono da tempo in atto i lavori del nuovo Tecnopolo. Rispetto al 13 dicembre, è stata completata la verniciatura e sono stati inseriti nuovi infissi. Il piazzale interno è ora sgombro per il riposo delle feste natalizie ma presto i lavori riprenderanno. Il termine dei lavori verrà ampiamente rispettato. Ne approfitto per augurare ai miei pochi lettori un buon anno!



domenica 13 dicembre 2015

Rimini-San Marino: futuro possibile?

Da sempre materia di campagna elettorale, asso nella manica dell'ultimo minuto da presentare in crisi di consensi prima del voto, la Ferrovia Rimini-San Marino è sempre stata bistrattata nei momenti in cui faceva comodo ai politicanti di turno. Prima di introdurre la questione odierna, faccciamo un salto indietro al Ventennio.
Roma, 26 marzo 1927. A Palazzo Chigi, i Rappresentanti della Serenissima Repubblica di San Marino, tra cui il Segretario di Stato Giuliano Gozi e il Duce Benito Mussolini firmano la convenzione per la costruzione e l'esercizio della linea ferroviaria Rimini-San Marino: l'Italia coprirà interamente le spese della costruenda linea, mentre San Marino "regalerà" al Governo romano di Mussolini una stazione radiotrasmittente, in aria di essere concessa ad una impresa americana e che avrebbe potuto irradiare messaggi sgraditi al fascismo. Il 23 novembre 1928 viene scelta la concessionaria, la SVEFT (Società Veneto-Emiliana di Ferrovie e Tranvie), che aveva scalzato l'aitante SSIF (Società Subalpina di Imprese Ferroviarie), che aveva proposto il passaggio della ferrovia dal Borgo San Giovanni e dal Colle di Covignano (cosa sgraditissima al Governo sammarinese, visto che avrebbe fatto concorrenza alla Repubblica come stazione climatica). Dopo appena venti giorni, il 3 dicembre 1928 (cosa impossibile al giorno d'oggi) si posa la prima pietra alla stazione di San Marino Città. I lavori, che vedranno alternarsi momenti difficili e meno, tra le visite di Mussolini e le morti di 3 giovani minatori (Bizzocchi Luigi, Ballarini Virgilio, Balzan Federico), si concludono il 12 giugno 1932, giorno nel quale, alla presenza del Ministro delle Comunacazioni italiano Costanzo Ciano, la ferrrovia viene inaugurata. Assente (seppur motivato) il Duce.
Il tracciato, che ha origine al piazzale est della stazione centrale di Rimini, prosegue poi verso Via Pascoli, dove si trova la fermata marittima di Rimini Marina, supera la Via Flaminia con un passaggio a livello regolato da apposito casello (unico della linea), per poi perdersi nella campagna e riguadagnare la via di San Marino parallelamente alla strada Consolare, sulla quale di trova la fermata di Coriano-Cerasolo. Superato il confine con uno splendido viadotto, si giunge prima alla fermata di Dogana, poi si sale verso Serravalle attraverso due gallerie, una delle quali elicoidale. Superata Serravalle, il treno fa una deviazione panoramica in zona Ca' Vagnetto, dove si trova la splendida trincea in curva, per poi giungere a Domagnano-Montelupo e salire, attraverso altre gallerie, sino a Valdragone prima e Borgo Maggiore poi. Da Borgo comincia la difficile ascesa sulle aguzze rocce del Monte Titano, costellata da ben 5 delle 17 gallerie totali, di cui una elicoidale ed un'altra, l'ultima, a ferro di cavallo.
La ferrovia richiamò subito un gran numero di turisti, tanto che in una giornata, come ci informa nel suo libro "Ti manderò una cartolina" Maria Antonietta Bonelli, le buchette postali di San Marino Città non bastarono più e le autorità furono costrette ad aggiungere scatoloni di riserva rimediati qua e là per contenerle tutte. L'epoca dei turisti in Repubblica, che dopo il bagno al mare salgono con un viaggio di 53 minuti ai 750 m del Monte Titano, finisce agli inizi degli anni Quaranta, quando in Europa già infuria la guerra. Gli occupanti tedeschi impongono rigide regole e controlli ai passeggeri e gli italiani cominciano a servirsi del treno per rifornirsi dei quei generi, soprattutto alimentari, che in Italia scarseggiano. La fase più drammatica giunge sul finire del 1943, quando Rimini viene ripetutamente colpita dalle bombe alleate (finiranno con l'essere 386 i bombardamenti subiti dall'ormai ex Ostenda d'Italia). Nonostante la propria neutralità, gli Inglesi colpiranno anche San Marino il 26 giugno 1944 e danneggiando parzialmente la ferrovia tra Domagnano e Valdragone. Intanto, la SVEFT aveva già limitato il servizio del treno a Rimini, spostando il capolinea prima da Rimini FS a Rimini Marina (già alla fine del 1943 la stazione centrale era un ammasso irriconoscibile e orrendo di macerie) e poi da Rimini Marina al Casello della Colonnella (vista la vicinanza della fermata con le Officine FS, bersaglio fisso degli attacchi). Il bombardamento di San Marino aveva isolato alla stazione di Città tre delle quattro elettromotrici disponibili e l'unica rimasta in servizio, la AB 04 svolse eroicamente il suo ruolo sino all'ultimo. Il servizio venne interrotto il 4 luglio 1944 e l'ultima corsa venne svolta nella notte fra l'11 e il 12 luglio, coperta dall'ombra della notte. La AB 04, insieme alle rimorchiate AB 51 e B 71, caricò materiale di biglietteria al casello di Rimini e terminò la sua corsa a Serravalle, dove si ricoverò in cerca di protezione da eventuali attacchi nella galleria Ca' Vir, dove sarebbe rimasta per parecchio tempo ancora. Al termine del conflitto, che aveva prostrato l'economia e il tessuto sociale locale (basti pensare che Covignano è il secondo luogo più bombardato d'Europa dopo Caen, in Normandia), molte furono le speranze, andate tutte deluse, di riattivare la linea. Alla scadenza della convenzione, nel 1957, la SVEFT si riappropriò del filo di contatto, mentre nel 1965 fu messa la pietra tombale a qualsiasi possibilità di rivedere il treno con l'inaugurazione della Superstrada, che provocò la demolizione di molti manufatti ferroviari.
Dopo numerosi tentativi andati a vuoto (e qui veniamo alla storia d'oggi), nel 2011, grazie al fondamentale impulso dell'allora neonata Associazione Treno Bianco Azzurro e del gruppo di appassionati fondato da Elisabetta Piccioni su Facebook (C'era una volta la Ferrovia Rimini-San Marino), il Governo sammarinese decise di estrarre dalla Galleria Montale, l'ultima delle 17, a ferro di cavallo, tutti i numerosissimi rotabili che vi erano conservati in stato di avanzatissimo arrugginimento: fu un'occasione storica e molti sammarinesi parteciparono all'evento, giovani e anziani, tutti con le lacrime agli occhi, chi per l'emozione di vedere il treno tanto decantato dai nonni nei racconti per la prima volta, chi per l'emozione di rivedere qualcosa che è appartenuto all'infanzia di molti e che sembrava ormai irrimediabilmente perduto. Le Segreterie decisero di restaurare una delle elettromotrici, la AB 03, che fu impacchettata e inviata a Roma, tenuta d'occhio dal Presidente di RomaTrenoVaporeTeam e collaboratore dell'Associazione e dello Stato sammarinese Massimiliano Marchetti. Il 12 giugno 2012, gli appassionati hanno potuto celebrare l'ottantesimo compleanno della ferrovia con l'arrivo alla Galleria Montale dell'elettromotrice di ritorno da Roma, che è poi stata rifinita negli ultimissimi dettagli in loco. Il 21 luglio 2012, davanti a una grandissima folla occorsa per l'occasione, nonostante l'intensa pioggia, la AB 03 ha compiuto il suo primo viaggio nella rinata Galleria Montale, oggetto di restauri conclusisi il 24 settembre 2011.
Da allora, non è successo pressoché nulla, fino al 9 agosto 2015, che ha visto la visita a San Marino dell'Ing. Luigi Cantamessa, direttore della Fondazione FS Italiane (che si occupa di preservare rotabili e linee storiche di particolare valore), che ha dato la spinta a proseguire nell'attività di promozione del collegamento storico, almeno nella tratta Borgo Maggiore-San Marino Città. Si è cominciato in ottobre il cantiere per la sostituzione dello storico armamento ferroviario della Galleria Montale, che, a intervento concluso, vedrà le rotaie del treno finalmente a norma per il trasporto viaggiatori. Nella galleria verrà installato un museo che prevederà la visita anche attraverso la motrice e si parla anche di un possibile prolungamento dei binari sino allo storico capolinea del piazzale della ex stazione di San Marino Città (dove l'edificio della vera e propria stazione manca dal 1964). Ed è proprio la parola prolungamento a far infiammare vertici dell'Associazione e appassionati: è infatti stato aperto un tavolo di confronto tra Segreterie, ATBA (acronimo dell'associazione), Massimiliano Marchetti e tecnici dell'Azienda dei Lavori Pubblici per il ripristino sul tracciato storico del tratto Borgo-Città, da effettuarsi anche con biglietto integrato con la funivia che collega i due centri storici. E, a detta di ATBA, pare che le premesse siano piuttosto positive e non è detto che, sebbene ci sia da affrontare l'onerosa spesa di un viadotto per ovviare alla frana di una parte del sedime dopo l'uscita della galleria, non si dia, in futuro, il via libera all'intervento. Infatti ATBA ha già presentato uno studio di fattibilità firmato da Massimiliano Marchetti e consegnato nelle mani dei Segretari a marzo 2015. Le condizioni per un esercizio ferroviario dignitoso e addirittura assai proficuo (come ha lasciato intendere Cantamessa) sembrano esserci tutte... e lo dicono gli esperti. Non ci sarebbero problemi di riscatto del sedime, in quanto la ferrovia risulta sospesa per danni bellici e non dismessa e dunque tutte le costruzioni sparse sul suo sedime in entrambi i territori nazionali sono da considerarsi illegittime; per fortuna, nel tratto Borgo-Città non esistono costruzioni di questo tipo.
Quali sarebbero dunque le prossime mosse? Innanzitutto il completamento del museo e la realizzazione del prolungamento, dopodiché bisognerà passare alla fase progettuale del collegamento ferroviario Borgo-Città e alla sua cantierizzazione. Il Segretario al Turismo ha dichiarato che il trenino sarebbe perfetto per collegare l'area commerciale di Dogana, il sito archeologico di Domagnano e i centri storici arroccati sul Monte Titano patrimonio UNESCO, spingendosi oltre, almeno a parole, alle speranze di molti. Il beneficio che porterebbe la ferrovia alle finanze ed al turismo sammarinese sarebbe tale da far reclamare il proseguimento del collegamento ferroviario anche verso le località sottostanti, Domagnano, Serravalle e Dogana. E allora perché non sognare anche Rimini? Mi stupisce che i Segretari non abbiano ancora convocato sul Titano il sindaco Gnassi per discutere di una simile e concreta eventualità, che gioverebbe enormemente al turismo riminese. Anche il tracciato inutilizzabile potrebbe essere recuperato, come pista ciclabile, in modo da preservare il passato ferroviario ancora esistente. Rimini Marina, in particolare, potrebbe diventare un museo dei trasporti riminesi (sia ferroviari che non), con particolare attenzione agli elementi storici salvatisi dai bombardamenti. Ma non solo ferrovia, che potrebbe trovare più spazio nelle vicine OGR in via di dismissione (purtroppo o per fortuna), ma anche filovia. In questo caso, il restauro museale (o magari non solo statico ma anche dinamico) di uno dei quattro filobus Mauri rimasti per una sua fruizione piena da parte di riminesi e turisti, all'interno di un'area eventi che potrebbe divenire luogo identitario, dove potrebbero avere sede concerti, spettacoli teatrali e conferenze sulla storia riminese, quale Rimini Marina potrebbe diventare, non sarebbe un'ipotesi da trascurare, sempre rispettando la natura ferroviaria del luogo, come avvenuto a Torino o in altre realtà.
Per una fattiva partecipazione delle istituzioni locali ad un progetto simile, serve innanzitutto un'associazione gemella di quella sammarinese che operi nel territorio italiano e che sproni le amministrazioni locali a rivedere le posizioni prima verso il collegamento ferroviario di tipo turistico e poi verso percorsi di valorizzazione storico-culturale dei luoghi appartenuti alla ferrovia. Il primo ad essere fermamente convinto di quest'ultima questione è proprio il sottoscritto: quindi, chi davvero ama la Rimini-San Marino deve farsi avanti, ADESSO!
Per evitare che la ferrovia sia nuovamente preda di promesse indiscriminate dell'ultimo minuto prima delle urne, serve una realtà che regoli la situazione, che tenga i rapporti con le istituzioni e trovi spazio sulla cronoca (e non solo sulla pagina di storia) locale, che faccia discutere, che faccia, soprattutto, interessare e incuriosire, in particolare i giovani e i giovanissimi. E assicuro io, uno che appartiene alla categoria "giovanissimi" e che ha scoperto il miracolo dell'AB 03 solo mesi e mesi dopo il ripristino del tratto ferroviario nella Galleria Montale, che queste persone ci sono; bisogna solo trovarle! Iniziare cautamente e umilmente dai social network, come ha fatto Elisabetta Piccioni, raccogliendo un successo insperato e inaspettato, e che ha dato il là alla costituzione di una associazione a sé stante oltre frontiera, sarebbe un buon inizio non solo per la Rimini-San Marino ma anche per la Rimini-Novafeltria e le altre realtà di trasporto locale, sempre con l'occhio al futuro. E se poi pensiamo che questa associazione potrebbe gestire l'area di Rimini Marina, svolgendovi le sue attività e ponendovi la sua sede e promuovendo un calendario di incontri ed eventi, giornate di apertura ai cittadini e alle scuole, oltre a tanta buona musica e del buon teatro all'aperto, allora si comincia veramente a presentare una proposta che potrebbe far molta gola alla Rimini del futuro dipinta dal Masterplan.

sabato 12 dicembre 2015

Tecnopolo in arrivo al Villaggio INA Casa

In via di completamento i lavori al nuovo Tecnopolo di Rimini, dove verranno impiantati due laboratori per la ricerca universitaria, negli stabili un tempo adibiti alla macellazione di Via Dario Campana. Attualmente sono state tinteggiate le pareti della facciata e del corpo principale interno, mentre resta da completare la tinteggiatura e la riqualificazione dello stabile centrale e la pavimentazione del cortile interno. I lavori verranno ultimati entro fine 2016, come ha annunciato il Comune di Rimini con una nota ufficiale sui grandi cantieri cittadini.
Il cantiere si inserisce nell'ambito della valorizzazione del quartiere INA Casa, con l'inaugurazione ad ottobre dei nuovi alloggi popolari ACER in Via Toni, nell'area adiacente all'ex Macello, dove un tempo sorgeva un vivaio. Un quartiere che comunque rimane sempre al centro dell'attenzione dell'Amministrazione comunale visti i recenti sgomberi a Casa Madiba e all'ex Palazzina Enel.
Come detto, il Tecnopolo è uno dei sei grandi cantieri cittadini assieme a Fila dritto, Teatro Galli, Cittadella Universitaria "Leon Battista Alberti", Cinema Fulgor e Anello delle nuove piazze; nell'ultimo periodo, è interessante notare come la presenza di questo nuovo polo attrattore abbia dato vigore all'associazionismo locale, giungendo così all'organizzazione di una festa periodica del quartiere INA Casa, che adesso, dopo il riconoscimento del Borgo Santa Rita, reclama anch'esso lo status di borgo storico di Rimini assieme ai ben più antichi San Giovanni, San Giuliano, Sant'Andrea e appunto Santa Rita.
Il quartiere fu costruito, come tanti altri in Italia, grazie ai finanziamenti statali del Piano per l'Edilizia Popolare messo in campo negli anni Cinquanta dal Governo con INA (Istituto Nazionale Assicurazioni), grazie ai proventi dell'attività assicurativa allora agli albori, con le nuove leggi sul mercato del lavoro e sulla regolamentazione dei rapporti lavorativi, attuate per la prima volta dopo il Ventennio fascista. I primi insediamenti sorsero nel 1954-55, nell'area che era naturale proseguimento della Via Condotti (poi intitolata a Dario Campana), che terminava prima in corrispondenza del pozzo romano che oggi è ubicato al centro della rotonda, copertura dell'antica fonte che alimenta un piccolo fosso, il quale ancora oggi scorre sotterraneo verso Piazza Cavour e alimenta la celebre Fontana della Pigna di Leonardo, e che andava poi a formare nei pressi dell'intersezione tra Via Oberdan e Via Gambalunga, dove all'epoca si trovavano il Palazzo dell'Inquisizione, la chiesa di San Domenico e l'Oratorio di San Rosario, un piccolo lavatoio, omonimo della chiesa, alimentato appunto dalle acque del Rigagnolo della Fontana, che poi si perdeva nei terreni paludosi al di fuori delle mura, nell'area oggi occupata da stazione e Marina Centro. Con la costruzione del Macello, la strada fu prolungata ulteriormente sino all'ingresso della struttura, per poi raggiung
ere la forma attuale proprio a metà anni Cinquanta.
Il progetto è decisamente ambizioso ed ha ottenuto anche il riconoscimento dei finanziamenti europei. I lavori sono partiti nel 2014 e si stanno ora completando, giunti ormai alla fase finale. La struttura centrale, a quanto illustra il rendering del Comune, sarà modificata in maniera essenziale, rispettando comunque la conformazione originaria, senza stravolgerla marcatamente (l'unico grande stravolgimento del complesso è consistito nel murare due antichi ingressi, trasformandoli in finestre).
(Foto Lorenzo Celli 12 dic. 2015)